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Ortopedico pediatrico

Ortopedico pediatrico: quando e perché rivolgersi a lui?

L’ortopedico pediatrico è uno specialista delle affezioni, congenite o acquisite, che riguardano il sistema muscolo-scheletrico dei pazienti in età evolutiva. I controlli ortopedici periodici, nell’infanzia e nell’adolescenza, sono indispensabili a garantire un’eventuale diagnosi precoce e scongiurare complicazioni in età adulta.

Cosa fa l’ortopedico pediatrico?

Gli ortopedici pediatrici individuano e curano le patologie osteo-articolari e gli squilibri posturali che colpiscono i pazienti fino a 18 anni.  A ogni loro fase di sviluppo corrisponde una specifica esigenza diagnostica e un relativo trattamento. È importante sapere quando e perché bambini e ragazzi dovrebbero sottoporsi a una visita dall’ortopedico. Il fine è riconoscere la difformità, intervenire tempestivamente e assicurare loro una crescita funzionale e strutturale in salute.

La visita dall’ortopedico pediatrico in età neonatale

È alla nascita che avviene la prima valutazione osteo-articolare. In questa fase, per la diagnosi di eventuali patologie ortopediche – ora asintomatiche –, è indispensabile tener conto:

  • della tipologia di parto e dell’andamento del travaglio, quali possibili cause di trami fisici al neonato;
  • dell’anamnesi familiare (storia sanitaria della famiglia del bambino), per la disamina delle patologie a carattere ereditario.

Le malattie ortopediche più comuni a quest’età sono:

  • displasia congenita dell’anca, una malformazione per cui la testa del femore non riesce a collocarsi all’interno della cavità articolare (acetabolo) che dovrebbe contenerla; per la cura è indicato l’uso di divaricatori e tutori statici, in rari casi si rende necessario l’intervento chirurgico; è una delle cause più diffuse di dolore all’anca nei giovani;
  • piede torto congenito, deformità che vede il piede completamento ruotato verso l’interno; può essere curata con successo con il metodo Ponseti che prevede manipolazioni e applicazioni di gessi; 
  • torcicollo miogeno congenito, condizione in cui i muscoli del collo sono accorciati da un solo lato e costringono a una posizione inclinata del capo; in base alla gravità dell’anomalia la soluzione può essere di tipo conservativo (tutori e fisioterapia) o chirurgico.

La visita dall’ortopedico pediatrico tra i 10 e i 18 mesi d’età

Quando inizia la deambulazione, invece, possono emergere altre patologie. È bene, infatti, prestare attenzione a:

  • l’eventuale deformità dei piedi;
  • l’allineamento della colonna vertebrale;
  • l’allineamento degli arti inferiori e superiori.

I disturbi ortopedici più frequenti a quest’età sono:

  • piede piatto, conformazione del piede caratterizzata dall’appiattimento della volta plantare;
  • ginocchio varo o valgo, deformità per la quale le gambe si presentano arcuate – rispettivamente – verso l’esterno (come parentesi), o verso l’interno (a formare una “X”);
  • intrarotazione o extrarotazione dei piedi, posizione anomala dei piedi – durante il cammino o mentre si sta in piedi – quale implica un’eccessiva rotazione delle punte, rispettivamente, verso l’interno o verso l’esterno;

Tutte e tre queste patologie, di norma, si risolvono fisiologicamente entro i 5 anni di età. Quando ciò non avviene, si procede al trattamento mediante l’uso di stecche, tutori notturni, scarpe e plantari ortopedici. O, nei casi più gravi, con la chirurgia.

È bene accennare anche al tip toe walking, letteralmente “camminare sulle punte”, poiché è molto spesso oggetto di visita ortopedica infantile. In realtà, si tratta di un’abitudine molto comune nei bambini che stanno imparando a camminare. Non è considerata patologica, ammenoché non scompaia entro i 3 anni di età. In questi casi, allora, alla base di questa forma di deambulazione, potrebbe esserci una patologia preesistente, tra cui:

  • retrazione del tendine di Achille, risolvibile con la fisioterapia;
  • malformazioni del rachide lombare, anche di diversa entità;
  • patologie evolutive associate a un ritardo neuromotorio (paralisi cerebrale, la distrofia muscolare, autismo).

La visita dall’ortopedico pediatrico in adolescenza

In età prepuberale e in pubertà, nell’ambito dell’ortopedia pediatrica, in genere, si guarda ai paramorfismi e ai dismorfismi della colonna vertebrale dovuti a processi di formazione anomali, atipicità congenite o abitudini posturali scorrette.

Tra le modificazioni della morfologia del rachide più diffuse in questa fascia d’età troviamo:

  • ipercifosi, un paramorfismo del rachide che comporta un’accentuazione della curva fisiologica dorsale (gobba); è una condizione trattabile con la fisioterapia, nello specifico la rieducazione posturale;
  • scoliosi, un dismorfismo che comporta rotazione e flessione laterale della colonna vertebrale; è curabile, oltre che con l’aiuto della fisioterapia, anche con l’impiego di tutori e, nei casi, più critici con la chirurgia.
  • dismetria degli arti inferiori, una differenza di lunghezza degli arti inferiori superiore a 1,2 cm (al di sotto non crea problemi evidenti); in relazione alla causa (congenita o acquisita) e al grado di severità il trattamento può essere conservativo (rialzo nella scarpa) o chirurgico.

I consigli dell’ortopedico pediatrico per i genitori

Per la prevenzione, una valutazione clinica rapida e una terapia conforme, l’osservazione attenta dei genitori può fare la differenza. A tal proposito l’ortopedico infantile raccomanda di:

  • osservare la suola delle scarpe per costatare se vi sono peculiarità nell’usura (ad esempio, se più consumata sull’esterno significa che il piede è supinato, se più consumata all’interno il piede è pronato);
  • prestare attenzione al modo in cui il bambino posa il piede al suolo quando cammina;
  • assicurarsi che mantenga la postura corretta in ogni situazione;
  • non sottovalutare mai le manifestazioni dolorose;
  • prendere in considerazione un esame multidisciplinare, quindi coinvolgere – se necessario – oltre all’ortopedico, anche il pediatra, il fisioterapista e all’occorrenza il neurologo.