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Tecarterapia

Tecarterapia

Cos’è la tecarterapia?

La tecarterapia, nota anche come diatermia, o più sinteticamente Tecar, è una forma di termoterapia endogena. Il che significa che è un tipo di terapia basato sull’incremento della temperatura interna e, quindi, sull’aumento del potenziale energetico (e rigenerativo) delle cellule.

A cosa serve la Tecar?

La Tecar risulta particolarmente efficace nel trattamento dell’infiammazione e del dolore muscolare, nelle patologie traumatologiche e osteoarticolari, motivo per cui ha trovato vasto impiego soprattutto in ambito sportivo.

Gli effetti riconosciuti sono:

  • il miglioramento del drenaggio linfatico;
  • l’aumento dell’afflusso di sangue e ossigeno ai tessuti;
  • il miglioramento dell’estensibilità muscolare;
  • la riduzione del dolore vascolare e/o articolare;
  • la stimolazione del metabolismo cellulare.

Come funziona la tecarterapia?

La tecarterapia viene applicata mediante il posizionamento e il movimento di uno o due manipoli – o piastre – da parte del fisioterapista sull’area del corpo da trattare.

Il dispositivo Tecar può lavorare in due modalità:

  • modalità capacitiva, indicata per il trattamento dei tessuti molli, ovvero quelle aree che hanno una bassa resistenza alla corrente, come i muscoli, la cute, il tessuto connettivale, i vasi linfatici e quellisanguigni;
  • modalità resistiva, ideale per la cura dei tessuti con un’alta resistenza al passaggio di corrente, come le ossa, le articolazioni, le cartilagini, i tendini e i legamenti.

Quante sedute di tecarterapia occorrono?

Di norma, un ciclo di diatermia prevede dalle 5 alle 10 sedute, ognuna della durata di 20-30 minuti circa. È bene comunque considerare che sulle tempistiche molto incidono: l’area anatomica da trattare e la specifica patologia da curare. Esistono condizioni per le quali si rende necessario un mantenimento regolare, a cadenza periodica.

La Tecar ha controindicazioni?

La tecarterapia è sicura e indolore. Tuttavia, si raccomanda precauzione (e un consulto specialistico preliminare) nei casi di:

  • pazienti oncologici;
  • donne in gravidanza;
  • soggetti cardiopatici;
  • portatori di protesi e placche metalliche;
  • portatori di pacemaker.

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